I confini dell’avanguardia: De Chirico e il surrealismo
Una volta chiarito cosa si intende per classico e per classicismo resta da chiarire il concetto di avanguardia. Quest’ultimo concetto può infatti apparire persino ovvio nel caso di movimenti come il futurismo o il dadaismo, ma il problema si pone riguardo all’estensione di tale appellativo all’opera di artisti o a movimenti che hanno caratteristiche diverse da quelli appena citati. Nel nostro caso, parlare di classico ci porta subito ad imbatterci in autori come Giorgio de Chirico la cui appartenenza all’avanguardia è tutt’altro che ovvia. Sappiamo che la sua posizione degli anni Venti non lascia dubbi al riguardo. Egli è il paladino della “buona” pittura di contro alle sperimentazioni avanguardistiche; tuttavia la sua posizione rimane per molti versi ambigua. Mario de Michelis non considera ad esempio la metafisica tra i movimenti delle avanguardie storiche. Tutto ciò è ben comprensibile: De Pisis è tutto sommato un pittore di stampo tradizionale, Carrà è un caso eclatante di negazione del passato atteggiamento avanguardistico. Costoro, predicando un ritorno ai valori di una chiara espressione pittorica basata sulla cultura accademica, si pongono in aperta contraddizione con lo spirito delle avanguardie e in sintonia con il clima del ritorno all’ordine. Se da una parte abbiamo un De Chirico conservatore dall’altra parte è allo stesso modo accreditabile la tesi che vede in De Chirico uno dei pochi casi di genuina presenza italiana negli ambienti della prima avanguardia parigina e quindi internazionale. Anzi la fortuna di De Chirico inizia proprio in quegli ambienti. La prima sua mostra in uno spazio di una certa importanza è proprio quella tenuta a Parigi al Salon d’Automne. I suoi primi contatti con un circolo di artisti e intellettuali sono proprio quelli avuti con Apollinaire e di conseguenza con i fauves e con i cubisti. De Chirico deve molto alle istanze assorbite in quell’ambiente e gli deve innanzi tutto il suo successo. Inoltre la pittura di De Chirico deve una parte consistente della sua importanza all’influenza che essa eserciterà sui futuri membri del movimento surrealista, la qual cosa lo lega, volente o nolente, ancora una volta all’avanguardia. Certo, De Chirico polemizzerà con i surrealisti, i quali non esiteranno a rispondergli adeguatamente, ma anche in queste polemiche egli si dimostra ancora una volta immerso fino al collo in quel clima litigioso che è tipico delle avanguardie. Lo stesso surrealismo è un’avanguardia del tutto particolare. Infatti è un movimento decisamente tardo rispetto agli altri e proprio questa posterità gli da modo di farsi un’idea sintetica dell’avanguardia, di tracciarne quasi il modello o la forma ideale che poi esso tende ad incarnare. Si ha quindi una sorta di canonizzazione dell’avanguardia e questa forma canonica sarà il prototipo delle esperienze future che scaturiranno nella cultura europea fino agli anni Sessanta. Si può dire comunque che il surrealismo riassume e congela l’immagine dell’avanguardia storica rimanendo per i posteri l’avanguardia par excellence, che coniuga rivoluzione artistica e rivoluzione politica.