La musica: Igor Stravinsky e le ambiguità del “neoclassicismo”
Relativamente a Stravinskij si usa parlare di neoclassicismo come di una delle cosiddette “tre fasi”. Questa schematizzazione è stata recentemente criticata, in favore di un’analisi più aderente all’attività creativa del compositore russo, ma è indubitabile che essa costituisca ormai un oggetto che è entrato a far parte della “questione Stravinskij”, non solo perché è pesantemente riscontrabile nella fortuna critica, ma anche perché nelle schematizzazioni si trova sempre la sintesi, magari troppo stringata, di una serie di fatti stilistici e poetici che hanno un’effettiva consistenza storica. Tale è almeno il caso del neoclassicismo: infatti, lungi dall’essere una formula vuota, questo termine ci dà immediatamente il senso di una svolta culturale che segue il periodo delle sperimentazioni ardite delle avanguardie storiche, di una volontà di recupero della tradizione istituzionale riletta però attraverso le categorie linguistiche, ormai mutate, delle avanguardie. In questi caratteri si possono riscontrare aspetti comuni tra le varie arti, ma allo stesso tempo, in questo confronto, il senso stesso del termine neoclassico può apparire quanto mai ambiguo. Tali ambiguità sono di tre tipi: una relativa al termine in sé, un’altra relativa al rapporto con le altre arti e, infine, una specifica della musica in Stravinskij stesso.