Il classico tra i surrealisti

Il classico tra i surrealisti

Il Surrealismo deve molto a Giorgio de Chirico si potrebbe dire addirittura che la metafisica offre ai surrealisti la chiave per effettuare la transizione tra la composizione fortuita e casuale ereditata da Dada e il problema di stabilre un linguaggio visivo adeguato alla rappresentazione dei fatti dell’inconscio. De Chirico si è sempre rifiutato di riconoscere un qualche interesse per la psicoanalisi. Nonostante questo il tema della nevrosi e dell’inconscio non sono lontani dalla poetica dechirichiana e questo tratto forse contraddistingue nella maniera più profonda la sua pittura rispetto a quella degli altri metafisici come Carrà o De Pisis che non riescono a comunicare nessuna inquietudine visionaria, ma solo il richiamo della tradizione accademica e pittorica. Tornando all’ambiente familiare di De Chirico scopriamo che la sua famiglia è costellata di casi di stranezze ai limiti della psicopatologia. La zia Aglae usava alzarsi in piena notte dopodiché si vestiva in abito da ballo e guanti lunghi, accendeva i lampadari e si metteva a leggere le lettere di M.me de Sévigné (da cui forse ha tratto il cognome Savinio). Lo zio Alberto (da lui invece potrebbe aver preso il nome), uomo educato alle arti e alla letteratura, smise di uscire dalla sua casa di Livorno dall’età di trent’anni perché aveva paura dell’abisso, la qual cosa lo portava a camminare per la casa priva di finestre spingendo avanti a sé una sedia. Un’altra zia di nome Apollonia dondolava la testa sul bordo del sofà fino a divenire calva. Lo stesso Giorgio de Chirico lascia intuire di aver a lungo sofferto di una forma strisciante di depressione con conseguenti somatizzazioni che gli hanno procurato ripetuti fastidi. De Chirico non è certamente un folle ma riesce a riportare un clima che al di là della normalità borghese, è come se stesse all’inizio di una strada che condotta agli esiti estremi può incontrarsi con quella del delirio, dell’allucinazione e della follia. Tutto ciò non è sfuggito certamente ai surrealisti che attraverso le loro opere hanno sviluppato i temi dechirichiani proprio in senso allucinatorio, onirico e delirante, tralasciando invece quella mezza misura in cui c’era spazio ancora per la memoria dell’antico. Solo in pochi espenonenti del movimento surrealista è reperibile un’attenzione per gli aspetti del classico e forse solo in caso questa classicità è legata a De Chirico.