Il neoclassicismo musicale
Giungendo infine al neoclassicismo musicale dobbiamo intanto constatare anche qui un doppio aspetto (almeno per quel che riguarda Stravinskij): da una parte c’è il ritorno alla musica classica (che costituisce l’aspetto preponderante) e dall’altra c’è anche la ripresa di tematiche mitologiche classiche, nel senso di appartenenti alla cultura greco-ellenistica. A quest’ultima infatti fanno riferimento titoli come Oedipus rex, Apollon musagete, Persephone ecc.. Chiarite queste valenze del termine classico occorrerà tornare sulla “barbaricità” di Stravinskij. Infatti per lui il classicismo o il neoclassicismo non può significare il rassicurante ritorno entro i confini della cultura che lo ha generato. Non dobbiamo però neanche presumere una tale estraneità della cultura Russa a quella europea da considerarlo non-occidentale. Questo significa che il classicismo di Stravinskij si gioca ancora su un’altra ambiguità e cioè quella della appartenenza o meno alla tradizione europea. La Russia di cui è figlio Stravinskij è una nazione che cerca di rivendicare una propria autonomia e specificità culturale, non perché ha una cultura “altra” rispetto a quella europea come lo è quella araba, indiana o cinese, ma perché è una cultura periferica dell’Europa minata sempre dalla frustrazione del provincialismo. Ed è proprio questo provincialismo che porta vari intellettuali russi a oscillare tra orgogliose dichiarazioni di indipendenza e affannosi tentativi di aggiornamento culturale, da effettuare attraverso uno stretto contatto con la situazione delle capitali culturali d’Europa (che all’inizio del secolo sono Monaco e Parigi). Da questo punto di vista risulta penetrante un’acuta analisi di Argan rivolta al futurismo italiano e russo. Egli attribuì entrambi i fenomeni a un desiderio di riscatto e di rivincita o addirittura di superamento e di protagonismo, che trova la sua ragion d’essere proprio nell’umiliante condizione di provincialismo in cui versavano gli ambienti culturali nazionali (e che tuttavia vedevano la presenza di importanti personalità). L’ambiguità di Stravinskij si gioca allora anche nel riconoscere o meno il classicismo come facente parte del proprio corredo genetico al di là delle rivendicazioni dell’«eurasismo» e della specificità o dello spiritualismo russo. Stravinskij vive una sorta di oscillazione tra cultura classica e cultura folklorica, da piccolo sente le canzoni popolari, le ninne-nanne, poi ancora bambino inizia a studiare pianoforte in base alla cultura europea classica che gli serve da apprendistato; quando è ancora più grande va a lezione da Rimskij-Korsakov che lo riporta alle arie russe (seppure all’interno di un’abilità orchestrativa quasi virtuosistica tutta fondata sulla musica tonale). Di qui il giovane Stravinskij matura un atteggiamento che potremmo chiamare quasi di estremismo folklorico che però non si traduce in un’etnomusicologia, ma in una forte estetica barbarista e irrazionalista. A questo punto il recupero del classicismo diviene un ritorno a una rilettura di degli elementi del suo apprendistato, letti però senza l’atteggiamento della rivolta avanguardistica, ma al contrario maturamente sussunti dentro un suo linguaggio musicale ormai inconfondibile. In questo senso Stravinskij si dedica al completamento di questa sua identità di europeo di frontiera approfondendo i classici e la cultura classica (antica) senza il timore che ne risulti cancellata la propria identità culturale. In questo senso la sua non è inquadrabile come la svolta operata da altri musicisti o in generale artisti europei dei paesi “centrali”. Non c’è solo la differenza tra lo sperimentatore non pentito e quello passato a posizioni addirittura reazionarie come può essere il caso di Casella, qui c’è in gioco il completamento dell’identità di Stravinskij come artista occidentale. Solo dopo questo atto di recupero e riscoperta della tradizione Stravinskij può procedere sui binari dello sperimentalismo più tipicamente occidentale, qual è appunto quello dodecafonico, che riesce a gestire e a padroneggiare finalmente fuori da qualsiasi ansia di aggiornamento o da qualsiasi astio nazionalistico verso un mondo occidentale non avvertito come totalmente proprio.