L’ambiguità di “classico” e “neoclassico”
Dicevamo che una prima ambiguità sta proprio all’interno del concetto stesso di classico. Classica è infatti l’arte più alta, ma questa arte elevata è stata identificata per secoli soprattutto con quella degli antichi, comportando l’identificazione di cultura classica e cultura antica. Ad esempio in tutto il medioevo la cultura antica era ritenuta più alta e completa di quanto non fosse quella del tempo. Ciò non era dovuto solo al fatto che la cultura europea di quei secoli era particolarmente disastrata (soprattutto nell’alto medioevo per il venir meno degli scambi economici e la conseguente crisi dei centri urbani), ma anche alla convinzione che ciò che era antico e tradizionale fosse preferibile a ciò che era nuovo, precario e “moderno” (non a caso quest’ultimo termine viene introdotto con una valenza non particolarmente positiva a partire da V sec d.C.) . Il mondo “classico” quindi diventa quello dei pagani in contrapposizione a quello “moderno” cristiano. Ma anche all’interno dell’età antica troviamo un’ulteriore distinzione: infatti il mondo tardo-alessandrino e quello romano indicarono come periodo classico quello dell’Atene del V-IV sec. a.C.. Con ciò si ebbero anche i primi casi di classicismo (ovvero di ripresa degli stilemi di questi due secoli) già sotto Augusto o sotto Adriano. Dopo il crollo di Roma il primo tiepido tentativo classicista si ha solo sotto Carlo Magno. Poi si avranno altre forme sporadiche di classicismo in tutto il basso medioevo, ma la manifestazione per eccellenza del classicismo si avrà con la Rinascenza. Dopo il Rinascimento la situazione si complica, infatti il classicismo accademico del Sei-Settecento, nelle arti del disegno (pittura, scultura e architettura), si ispira contemporaneamente all’antichità e al Rinascimento stesso o all’antichità mediata dalla cultura rinascimentale. Non accade così ad esempio per il dramma teatrale il quale indica come età classica i tempi della tragedia antica, ma anche il periodo che va tra la fine del Cinquecento e il Seicento ovvero quando sono attivi Shakespeare, Moliere e Calderon de la Barca. Oppure non accade così in generale ad esempio nella prospettiva storico-culturale dei francesi che considerano “età classica” il Sei-Settecento. E, infine, non è così naturalmente per la musica che non ritrova nessun particolare modello nell’antichità e pone la musica classica all’apice del sistema tonale tra Sette e Ottocento. Se esistono tanti classicismi la situazione non è poi molto più semplice riguardo ai neoclassicismi. Il neoclassicismo per eccellenza è solo uno: quello che si manifesta tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento in pittura, scultura, architettura ma anche nella poesia, nelle arti decorative e perfino nella moda. Adesso il problema è capire a cosa ci si riferisce tra gli anni Venti e Trenta quando si torna a parlare di neoclassicismo.