Paul Delvaux
Uno di quegli artisti per i quali la visione di De Chirico è stata rivelatrice e ha mutato tutto il modo di dipingere successivo è Delvaux. Egli ha più di un punto in comune con De Chirico. Non è nato in Grecia, ma coltiva fin da ragazzo una passione per la letteratura greca antica. Inoltre è un appassionato di stazioni ferroviarie. Qui però le stazioni non sono un ricordo paterno ma una passione hobbistica. L’aspetto dilettantesco è in Delavaux molto più forte che in De Chirico. Egli non compie studi regolari. Si iscrive ai corsi di architettura all’Accademia di Belle Arti ma li abbandona quasi subito per le difficoltà incontrate con la matematica. A differenza di De Chirico invece va sottolineato che scopre la pittura piuttosto tardi. Se poi in De Chirico si assiste a una sorta di dilettantismo culturale, ma è comunque indubitabile che l’artista per quanto poco dotato abbia una confidenza con la pittura, nel caso di Delvaux assistiamo ad un modo di dipingere quasi naif di cui l’artista Belga non riuscirà a liberarsi mai. Delvaux comincia la sua carriera pittorica dipingendo appunto stazioni e convogli ferroviari cercando faticosamente di ottenere effetti di un certo realismo descrittivo. Il suo modello quindi è costituito dalla tradizione realista, non c’è nulla di avanguardistico in quello che fa, al massimo si può scorgere la lezione del postimpressionismo. La visione dei quadri di De Chirico gli offre invece la soluzione linguistica per poter portare sulla tela direttamente la propria immaginazione. A questo punto la pittura di Delvaux subisce una brusca svolta in cui riemergono temi dell’adolescenza che concorrono a formare un mondo immaginario abbastanza omogeneo. Infatti nella sua pittura alcuni temi ritornano con una puntualità quasi ossessiva, ragion per cui riesce ad essere inquietante non solo per le singole visioni che in alcuni casi rasentano il kitsch quanto per la ripetitività e l’insistenza con cui ripropone uno scenario che alla fin fine è sempre lo stesso. Tale scenario è caratterizzato innanzitutto dalla visione onnipresente di donne con il seno scoperto o completamente nude in atteggiamenti statici o rituali, quasi da pittura egizia, ad esso si aggiunge per un lungo periodo la presenza di un ragazzo adolescente, anch’egli nudo, che probabilmente rappresenta l’artista stesso. Tra gli altri personaggi troviamo a più riprese due signori sul modello dell’accoppiata Philias Fog e aiutante o Sherlock Holmes e Watson o più probabilmente il geologo Lindenbrock e l’astronomo Rosette di Viaggio al centro della Terra di Verne, che l’autore si trascina dalle sue letture giovanili. Più inquietante è invece la presenza di scheletri e di una donna distesa, una Venere, che vanno fatti risalire ad alcune particolari visite che lui fece. Una in particolare è quella fatta al museo-baraccone del Dott. Spitzener in cui ha la possibilità di ammirare una Venere meccanica in cera che simulava la respirazione grazie a un congegno interno. Per quanto riguarda il rapporto con il classico c’è da dire che anch’esso emerge continuamente nei titoli e nelle ambientazioni. Infatti i quadri di Delvaux hanno generalmente tre tipi di ambientazioni: o sono in vecchie case borghesi con la carta da parati e le decorazioni al soffitto, o sono all’aperto o in mezzo a edifici classici, ruderi essenziali e stilizzati, giardini, qualche volta abitazioni comuni e stazioni ferroviarie. L’eredità classica però non è solo un fondale attraverso il linguaggio dell’architettura classica, l’aspirante architetto Delvaux, riesce a costruire dei climi irreali e freddi. Ecco, forse la nota che più contraddistingue l’impiego della tradizione classica rispetto a quello che ne fa De Chirico sta proprio nella freddezza. Qui la classicità è mediata dal razionalismo cartesiano, è una classicità ereditata dal neoclassicismo che si pone in maniera tanto ordinata quanto assurda. Si ha così una specie di teatrino di fondo per un gioco di dama in cui tutti i componenti sono pedine senza personalità e in cui il classico si pone come l’impersonale razionalità della scacchiera.